La diffusione del TOFU e la vittoria di Microsoft Outlook e Gmail

Se siete online da più di 7-8 anni, vi potrà essere capitato che qualcuno più vecchio di voi si sia lamentato del modo in cui avete risposto a una email. In particolare, se avete scritto la risposta sopra al messaggio originario, riportato in calce con i segni tipici della citazione (di solito il carattere ‘>’ davanti a ogni riga).

Questo stile di risposta è chiamato top-posting. Forse non sapete nemmeno che esistono degli stili di risposta. Ce ne sono tre:

  1. Il Top-Posting, ovvero la risposta sopra il messaggio citato. E’ detto anche “Text Over, Fullquote Under”: TOFU, appunto.
  2. L’Interleaved Style, o replica in linea, dove si risponde punto per punto sotto i passaggi salienti del precedente messaggio.
  3. il Bottom-Posting, ovvero la risposta sotto l’intera citazione del messaggio.

Questa è la mia risposta a Mittente
Che non a caso sta sopra il messaggio originale
ed è in stile Top-Posting.

> Caro Destinatario,

> Questo è il messaggio originale

> E continua per molte righe

> Sotto a questa…

Esempio di risposta in Top-Posting, o TOFU

Molti informatici di lungo corso detestano il Top-Posting e lo considerano addirittura una violazione della Netiquette. Formalizzata nel 1995 nella RFC1855, la Netiquette è un insieme di regole di buona educazione e buon comportamento che dovrebbero regolare la vita online sui forum, sui newsgroup e negli scambi email. Questo prima che i big players inventassero i social network privati, attirando masse di utenti che non hanno alcuna consapevolezza che un tale codice di comportamento sia mai esistito.

Il Nic italiano ne riporta una versione ridotta nella nostra lingua, nella quale si fa riferimento allo stile di replica in linea come consigliato per le email.

Pregi e difetti del Top-Posting

In alcuni gruppi online il Top-Posting era apertamente osteggiato. La ragione ufficiale è che spreca spazio sui dischi: ogni replica infatti contiene la citazione di tutti gli scambi precedenti. Inoltre non si capisce a quale passaggio si replichi, si perde un po’ di continuità referenziale, viene troppo facile svicolare dai punti precisi di un messaggio per riformularlo come fa più comodo: per una categoria di persone nella quale una tendenza ossessivo-compulsiva non è in media del tutto assente come gli informatici, questo giocava un forte ruolo nel determinare l’asprezza della reazione in presenza di un TOFU.

Lo stile TOFU di risposta però ha anche dei vantaggi, in particolare per gli scambi professionali: ogni mail tiene infatti traccia dello storico dello scambio, ed è facile risalire ai passaggi precedenti in qualunque punto della conversazione. Cosa che non avverrebbe se la replica in linea — come è consigliato — tagliasse i passaggi irrilevanti e mantenesse solo i punti cui si risponde.

Di fatto, però, la diffusione oramai quasi esclusiva dello stile di risposta TOFU si deve a una “spintarella”, a un “nudge” tecnico, come direbbero Sunstein e Thaler. Quello fornito dai client di posta elettronica. Microsoft Outlook è accreditato di essere probabilmente il primo ad aver utilizzato il Top-Posting come impostazione predefinita per le risposte nelle email.

Gmail e l’invenzione del pulsante con i tre puntini

Gmail si è portata ancora più avanti. Qualche tempo fa, nel reply posizionava, sì, il cursore sopra il messaggio, ma mantenendo la visibilità del messaggio citato subito sotto. Nelle più recenti evoluzioni, il messaggio non è nemmeno più visibile, ma nascosto da una icona con tre puntini. Soltanto cliccando sull’icona riappare il messaggio, ed eventualmente è possibile cambiare stile di risposta. Ho visto persone rimanere sorprese di non trovare il messaggio originale sotto il cursore come d’abitudine, e non essere certe di star scrivendo la mail giusta, prima di capire come funzionasse il nuovo meccanismo.

La mail cui si risponde non è nemmeno visibile allo scrivente, a meno che non si clicchi su questa specie di tasto con i tre puntini. Il cursore è automaticamente posizionato per una risposta in Top-Posting.

D’altra parte, per come è fatta Gmail, la mail precedente è visibile sopra la replica. Un design per avvicinare un po’ l’esperienza a quella della chat, dove si risponde al messaggio che sta sopra, non sotto. Dichiaratamente, con questa e altre modifiche recenti, Gmail vuole velocizzare le risposte e il tempo di scrittura delle email. E ci sta riuscendo. Questo modifica il modo in cui scriviamo e, in una certa misura, pensiamo, avvicinando la mail all’informalità delle chat e degli SMS.

Una delle conseguenze è che la risposta in linea, più tignosa e argomentata, è quasi sparita. Se se ne riceve una, si può affermare con quasi assoluta certezza la classe d’età e anche l’ambito professionale di chi la invia. La Netiquette è rimasta invariata, ma proprio come le norme che invecchiano ignorate e inapplicate, la sua stessa esistenza è per lo più ignorata.

Non voglio dare alcun giudizio di questa evoluzione, anche perché è del tutto irrilevante: quello che voglio sottolineare è che i dispositivi tecnici modificano, lentamente e inesorabilmente, sia i comportamenti personali che le norme sociali. Lo fanno nelle piccole cose. Ma — direttamente o per accumulazione successiva di piccoli cambiamenti — lo fanno anche nelle grandi. Il modo in cui questo avviene è del tutto fuori dalla consapevolezza dei nuovi utilizzatori. Solo chi vive il passaggio da un modus operandi a un altro percepisce un senso di miglioramento o di peggioramento, comunque percepisce un cambiamento. Il comportamento favorito dai dispositivi tecnici appare invece perfettamente naturale per chi non ha vissuto un “prima”. Ma questa “naturalezza” è del tutto fasulla.

Questo ci ricorda la prima delle famose leggi di Kranzberg sulla tecnologia, che viene citata spesso incompleta. Kranzberg diceva che “La tecnologia non è né buona né cattiva”. E questa è la parte che viene citata. Ma aggiungeva subito dopo: “E non è nemmeno neutra”.

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