Cosa c’è di più “a misura d’uomo” di un caricatore per telefonini portatile e soprattutto funzionante senza il ricorso alla rete elettrica? È quello che ha pensato il designer Peter Thuvander, ideatore di iYo, un caricatore per iPhone 3G che funziona come uno… yo-yo. Sì, uno yo-yo. Sfrutta infatti la forza di gravità che provoca la discesa e la successiva fase di risalita per caricare una piccola batteria al litio inserita nella parte centrale dello yo-yo. Una volta caricata la batteria, è possibile collegarla al dispositivo portatile.
L’idea non è del tutto nuova, se è vero che anche il progetto di Nicholas Negroponte di portatile ultra-leggero e a basso costo per il terzo mondo (che ha poi incontrato defezioni e difficoltà varie) prevede una manovella per il caricamento.
Thuvander ha ideato però il prodotto sulla base di una sua esigenza personale (non è user-centred design, insomma, ma design su misura del designer) per la difficoltà di ricaricare con l’energia solare il suo iPhone in Scandinavia, dove spesso il sole si fa attendere ma le telefonate no.
Fino a poco tempo fa soluzioni del genere erano viste come povere e non necessarie per il nostro “primo mondo”. C’è da scommettere che ora, complice la crisi energetica e finanziaria, dispositivi del genere troveranno invece sempre più spazio man mano che ci abitueremo ad usare molteplici oggetti “portatili” per connetterci alla rete, telefonare, lavorare. In ogni caso lo iYo è il primo oggetto che mi risulti coniugare l’esigenza di una ricarica elettrica “a mano” con il divertimento. Certo, l’usabilità dello yo-yo è tutta da dimostrare (ma come tutti gli oggetti dedicati allo svago o alla creatività, la componente di difficoltà iniziale è costituitiva della sfida all’uso: lo scopo è proprio acquisire una nuova abilità). E forse in treno caricare il cellulare con lo yo-yo non è la cosa che vi attira gli sguardi più ammirati degli altri passeggeri.
Ma è pur sempre un passaggio interessante, perché apre una strada per un uso “a basso consumo” e per di più divertente della tecnologia ubiqua, quella che usiamo mentre siamo in movimento e che ci crea qualche problema quando ci pianta improvvisamente in asso. Le condizioni economiche e sociali generali ci diranno in seguito quale futuro avranno questo genere di soluzioni.