Usability-coaching o supervisione di progetto per l’usabilità

Cos’è: Una mia supervisione/affiancamento al team nelle diverse fasi di un progetto, per aiutarvi a scegliere l’approccio e le tecniche migliori per massimizzare i risultati dal punto di vista dell’usabilità, all’interno dei vincoli esistenti.

Sì, ma… chi sei? Maurizio Boscarol. Sono uno psicologo cognitivo e un’informatico, mi occupo di usabilità e interaction-design da vent’anni, e sono il responsabile di questo sito.

Cosa comporta: È un’attività composta da molte attività, e dipende dal progetto. Alcuni esempi:

  1. Partecipare ad alcune riunioni (eventualmente, ma non è necessario, moderarle) con il responsabile del team o con altri stakeholder, evidenziare possibili strade che tengano conto dei vincoli di progetto.
  2. Valutare assieme a voi quale tipo di ricerca con gli utenti portare avanti e quando. Ad esempio…
  3. Aiutare a stabilire se è utile svolgere dei test di usabilità, di quale tipo, e in quale momento. Con quali accortezze e con quali dati da rilevare, e cosa dedurre dai risultati.
  4. O se invece sia più utile svolgere analisi ispettive o addirittura assessment formali del prodotto secondo, ad esempio, la metodologia GOMS (utile per capire se un prodotto nuovo che sostituisce il vecchio è migliorativo in termini di velocità d’esecuzione, per esempio, senza dover ricorrrere ad utenti).
  5. Suggerire o orientare o (se lo volete) validare alcune scelte sia relative alla grafica, che ai testi, che all’accessibilità.
  6. Rivedere assieme a voi testi, grafiche, wireframe e ogni tipo di deliverable per migliorarne l’orientamento alla facilità d’uso.
  7. Svolgere giornate formative o workshop per allineare il team si alcuni aspetti del progetto.
  8. Definire di guide di stile o standard interni.

È un’attività in presenza o da remoto? Dipende. Alcune attività in presenza (ad esempio riunioni) altre da remoto (supervisioni, produzione o correzione di wireframe e bozze grafiche, testi, ecc.). Si decide caso per caso.

Come si valuta il costo di un servizio del genere? A giornata. Anzi, a pacchetti di giornate, da un minimo di 10 a crescere. Questi serviranno sia a coprire eventuali riunioni in presenza che il lavoro da remoto. Il pacchetto parte da 10 perché una supervisione deve avere il tempo di entrare nel progetto, capirlo, e questo richiede sia la partecipazione a incontri che l’analisi di materiale che potreste dovermi inviare.

E poi? Al termine delle giornate pattuite il lavoro potrà considerarsi concluso oppure potrà evidenziarsi la necessità di aggiungerne altre. Dipende dal progetto, ma lo deciderete voi, o comunque assieme.

In altre parole: Possiamo pensarlo come un modo per garantire uno sguardo terzo sul vostro progetto da parte di un professionista con (ahimè) vent’anni di esperienza e di casi visti, a un costo limitato rispetto al budget dell’intero progetto, e con lo scopo di evitare alcuni errori che inevitabilmente nel corso di un lavoro, per fretta o vincoli esterni, si commettono, o semplicemente perché magari due teste pensano meglio di una, e tre pensano meglio di due.

Sono naturalmente abituato a tener conto dei vincoli, e mi rendo conto quando una proposta diventa irrealistica in un determinato progetto. Oltre a proporre la strada ideale, discuteremo assieme anche delle possibili “migliori alternative”.

Mi sembra una buona idea: chiederò all’azienda che ha vinto l’appalto di metterti sotto contratto. Ecco: no. Stabiliamo subito che la supervisione è rivolta a chi la richiede (sia il committente del progetto o l’azienda che ha vinto l’appalto, ma solo se lo ritiene utile lei, non perché qualcuno glielo impone). È una libera scelta, e non deve essere imposta, altrimenti chi se la vede imporre tenderà a essere poco collaborativo, anche se magari non ne avrebbe motivo.

Il rapporto è fiduciario, rispondo a chi mi contrattualizza, e non posso farlo in libertà se a contrattualizzarmi è qualcuno spinto da un terzo. Patti chiari, amicizia lunga. Problemi di budget, di filoni di spesa, di burocrazia, ecc? Parliamone, si possono trovare soluzioni, ma farmi contrattualizzare da chi non lo ha scelto non è una buona idea.

Dài, che comunque ce la facciamo.