Una RAI non accessibile: la protesta dei cittadini

Il nuovo sito della Rai sta suscitando polemiche relative proprio all’accessibilità. Eh, sì, perché a quanto pare, nonostante la sbandierata (ed effettiva) multimedialità del nuovo portale, o forse proprio per essa, sembra che gli utenti disabili, in particolare quelli con lettore vocale, facciano più fatica rispetto a prima. Tutto questo nonostante la fantomatica legge 4/2004.

Così, alcuni iscritti ai forum di discussione del sito Web Rai propongono una petizione a favore di una maggiore accessibilità del portale Internet dell’ente pubblico. La petizione, lanciata in collaborazione con Andrea Lawendel di radiopassioni, è stata preceduta da una lettera ai vertici Rai con informazione al Segretariato sociale Rai, al Centro Nazionale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (il vecchio Cnipa, ora DigitPA), al portale Accessibile e alle associazioni che tutelano i diritti dei consumatori e dei disabili.

Abbiamo fatto alcune domande ad Andrea Lawendel e a una rappresentante degli utenti del forum, Maria Grazia Canepa, per capirne di più.

Chi siete?

Canepa: Posso dire chi sono io: una donna “normale”, laureata in filosofia, che è incappata nel 2007 per caso in un forum Rai dove si scambiavano file podcast persi. Da cosa nasce cosa: ho conosciuto e sono entrata in un piccolo gruppo Yahoo, “raipodcast” in cui per varie vicissitudini, si sono iscritti molti non vedenti. E’ li’ che ho conosciuto il problema dell’accessibilità.

Lawendel: I promotori di questa iniziativa sono semplici fruitori dei contenuti audiovisuali della Rai, alcuni dei quali ipo- o non vedenti, riuniti dal comune interesse nei confronti della programmazione culturale e musicale e in contatto informale tra loro attraverso il sito della Community Rai (in particolare sul forum intitolato I Nostri Podcast) e di altri gruppi di discussione autogestiti.

Qual è il problema che segnalate (su quale aspetto del sito) e a partire da quale aggiornamento si è verificato?

Canepa: Il problema è che chi usa un sintetizzatore vocale nella nuova piattaforma Rai (da setttembre, mi pare) ha poche chances di capire quello che vi si trova.

Lawendel: Le prime perplessità sono nate qualche mese fa nel momento in cui è andata live la nuova interfaccia della Community Rai integrata nel nuovo portale inaugurato diversi mesi prima, nel marzo del 2009. Rispetto alla precedente versione, il nuovo portale è sicuramente molto più elegante, ma è una eleganza talmente funebre e luttuosa che scoraggerebbe chiunque. Poi le perplessità si sono estese al portale nel suo complesso, abbiamo avuto la conferma che le interfacce di sintesi vocale utilizzate dai non vedenti risultano alquanto ostacolate.

Il sito Rai è sembrato a molti un passo avanti nella direzione della multimedialità, e in effetti lo è. Si possono seguire i palinsesti online, oltre che recuperare un archivio di programmi. Questo comporta inevitabilmente grossi problemi sul versante dell’accessibilità, perché i requisiti di accessibilità per i video sono onerosi: sottotitolazione e descrizione audio non sono presenti né per i programmi in diretta (per i quali bisognerebbe prevedere un budget e delle professionalità ad hoc) né per l’archivio. D’altra parte la legge 4/2004 prevede esplicitamente che l’accessibilità debba essere fatta a zero costi aggiuntivi per le PA e gli altri soggetti erogatori. Come spiegate questo paradosso e quale sarebbe secondo voi la strada da seguire?

Lawendel: La funzione di streaming televisivo live del nuovo portale è certamente un passo avanti e un fattore diversificante rispetto ad altri siti istituzionali di broadcaster pubblici. Ma ancora una volta Rai, come avvenne in passato, con analoghe reazione da parte di molti utenti, si serve di tecnologie (in particolare mi riferisco a Silverlight) che pongono un serio problema di “neutralità” e compatibilità con una vasta gamma di browser e release meno aggiornate di singoli browser.
Al tempo stesso gli stream radiofonici – che non sono certo una novità – integrati nel nuovo contesto risultano meno accessibili ai navigatori vocali. Stupisce inoltre che mentre la maggior parte dei broadcaster importanti abbandona formati audio considerati obsoleti e proprietari come Real a favore di mp3 o aac, la Rai non faccia altro che cambiare il vestito a codec audio vetusti.
Sull’onerosità la risposta è che nessuno pretende tutto e subito, con tanto di close captioning compatibile con la sintesi e doppiatori in linguaggio dei segni per i non udenti. Se gli obblighi di legge – e la Rai è un concessionario a proprietà pubblica, non una pubblica amministrazione – parlano di determinati criteri di accessibilità, mi sembra che includere una sezione low-res (che del resto c’era in passato) con indicazioni e link chiari, essenziali, facilmente sintetizzabili almeno verso l’offerta radiofonica, non possa comportare chissà quale sforzo.

E’ possibile un’accessibilità non onerosa per i contenuti multimediali allo stato dell’arte?

Lawendel: Ripeto: l’obiettivo non è fornire sottotitoli e audio-descrizioni a tutti i contenuti televisivi (anche se sono strumenti che la Rai dovrebbe sforzarsi di integrare nella sua offerta in misura più rilevante, nel caso di diversi serial televisivi le audio-descrizioni sono già state prodotte e diffuse sulle frequenze Rai in onde medie in contemporanea alla normale trasmissione in tv). MI viene in mente per esempio che da tempo una tecnologia come Adobe Flash prevede espressamente estensioni appositamente pensate per facilitare l’azione del software di sintesi vocale. Qui la Rai non si è nemmeno degnata di creare una piccola voce “accessibilità” e un rimando non dico a una sottosezione low-res ma almeno a una pagina accessibile di spiegazioni. Solo più tardi e per vie molto traverse siamo venuti a conoscenza di un tavolo di discussione tra RaiNet e una o più associazioni di disabili ai fini di concordare una strategia di accessibilità-

Oltre ai contenuti non accessibili, vi sono altre funzionalità (navigazione, link, form) che giudicate non accessibili?

Lawendel: Per esempio l’intera interfaccia della Community – oltretutto assai più povera di forum rispetto al passato. Anche qui, l’uso della nuova grafica risulta ostico anche per chi ci vede più o meno bene. Il sospetto è che l’art director di questa iniziativa abbia voluto cercare il sensazionalismo a tutti i costi e l’unicità rispetto ad altri portali.

Dello strumento del podcasting si fa un uso abbastanza intenso, compatibilmente con gli evidenti vincoli della normativa sui diritti d’autore. Ma l’offerta radiofonica via Internet, di fondamentale interesse per gli ipovedenti, è da un punto di vista organizzativo incredibilmente discontinua e caotica. La rete culturale di Radio 3 è priva di una sua veste coerente, le schede relative ai vari programmi spesso non sono facilmente individuabili, gli archivi delle trasmissioni disponibili al riascolto temporaneo o alla sottoscrizione in formato podcast sono discontinui, improvvisati, non sempre aggiornati.

La legge prevede che l’accessibilità debba essere regolata solo in presenza di contratti fra una PA o un concessionario di servizio pubblico (come la Rai) e un’agenzia che progetta e costruisce il sito. Se il sito è costruito internamente l’accessibilità non è un requisito del sito. Che ne pensate?

Lawendel: Confesso che questa interpretazione del testo di una legge che mi sembra tutto sommato concisa e lineare mi era sfuggita, ma devo anche ammettere di non aver esaminato a fondo il decreto attuativo, anche perché non sono un giurista. Nell’ipotesi in cui la Rai dovesse davvero appellarsi a certe argomentazioni (e a onor del vero reazioni in un senso o nell’altro non ce ne sono state), lo troverei non poco pretestuoso.

Canepa: Forse non sarebbe male nella progettazione di un sito pubblico, finanziato dai cittadini, tener conto un principio democratico fondamentale, che tutti hanno diritto ad accedere, non solo i non vedenti, ma anche gli analfabeti informatici che nel nostro paese sono, a quanto pare, il 50%

Un’interpretazione della legge vuole che per aziende come la Rai (ma anche per Mediaset, dato che è comunque titolare di concessioni) il servizio pubblico sia la trasmissione radiotelevisiva, e che dunque la legge valga per quella, mentre il sito non rientrerebbe fra gli obblighi di servizio e dunque non sarebbe applicabile la legge. Che ne pensate?

Lawendel: Le strategie digitali della Rai sono chiaramente inscritte nel contratto di servizio e se l’ente è davvero al servizio di tutti la prima missione è farsi vedere e sentire, su tutti i mezzi possibili. I servizi pubblici di tutto il mondo hanno strategie Web ancora più sviluppate e consolidate, televisione digitale terrestre a parte in alcune nazioni la radio digitale è già una realtà, limitata finché si vuole ma viva e interessante, con offerte esclusive e nuovi canali.

Non stiamo parlando del sito di un comune della provincia di Isernia, ma del sito Web della Rai, di un sito vetrina per eccellenza. E di una legge dello Stato fatta di pochi articoli per una volta abbastanza chiari da leggere. E’ così incredibile pretendere che una organizzzione così potente non possa venire incontro a una esigenza – riconosciuta per legge – di parecchie centinaia di migliaia di cittadini che magari pagano il canone?

3 thoughts on “Una RAI non accessibile: la protesta dei cittadini

  1. pago il canone e vorrei avere il diritto di poter decidere se i dibattiti politici in piena campagna elettorale siano un mio diritto,visto che in italia la dittatura nn esiste piu da qualche decennio. Per le porcherie televisive provvede mediaset. ridateci ballarò ed annozero, sono un nostro diritto.

  2. Perchè inserite quella OSCENA macchietta, per trattarvi bene, di Nino Frassica, tipo X-File, nella trasmissione del Venerdì legata alla Lotteria Italia !!!!!! Non vi vergognate a trattare gli Italiani come deficienti, non vi basta buttare miliardi di vecchie lire senza nessun vincolo (almeno chiedere se due + due fa quattro), coi tempi che corrono, e con tutti i giovani laureati e bravi che restano precari fino a quarant’anni et oltre, e date anche miliardi alla clerici e santoro (minuscoli a posta) !!!!!!! VERGOGNATEVI!!!
    Dr.Gino Sbrignadello

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